Quando la nostra famiglia inizia i preparativi per un
viaggio, si tratti delle vacanze estive o di un breve weekend, Artù si mette
subito in agitazione. Ha capito fin da cucciolo che la comparsa degli oggetti
chiamati valigie implica uno spostamento e, quando vede anche la sua borsa (il
bagaglio di Artù: pappa, biscotti, qualche gioco, l’impermeabile in caso di
pioggia, la sua spazzola e un po’ d’acqua nel caso abbia sete), non ha più alcun
dubbio: Si parte! Si parte!
A un cane non interessa la destinazione del viaggio,
basta che lo porti con te e sarà felice. Da quando è con noi, Artù non è mai
stato lasciato né in pensione, né da amici o parenti. Eppure, appena vede le
valigie non ci perde mai di vista, inizia a saltare tutto agitato e ci segue da
una stanza all’altra. Deve essergli stato trasmesso un messaggio da sua madre,
tipo: Stai attento! Alcuni umani quando
partono per le vacanze decidono di fare una cosa terribile che si chiama
abbandono! Oppure Artù crede che la sua famiglia sia così distratta da
dimenticarlo a casa. Poiché spesso ci guarda con fare interrogativo - come se
stesse pensando: Mi vogliono bene, ce la
mettono tutta, ma certe cose ovvie proprio non le capiscono! - io propendo
per questa seconda ipotesi.
Artù è un entusiasta e vuole esternare tutta la sua
gioia per l’imminente partenza! Non è facile controllare di aver preso tutto e
di aver chiuso bene finestre, luce, gas ecc. con qualcuno che continua a
saltarti addosso, rischiando di farti cadere! Non è un’operazione agevole
nemmeno mettere pettorina e guinzaglio a chi vuole a tutti i costi leccarti il
naso per dirti quanto ti vuole bene, soprattutto se pesa 15 kg! Appena è pronto,
poi, si fionda alla porta: Aprite!
Aprite! Dai muovetevi che dobbiamo raggiungere papà nel box! Nel film “Sabrina”
c’è una scena in cui Audrey Hepburn aspetta in stazione con i bagagli in
compagnia di un elegante e composto barboncino. Dimenticatela! Quando viaggio
con Artù sono altri i film che mi vengono in mente, quelli in cui ci sono
truppe che sbarcano o si lanciano dagli aerei. Sarà perché di solito sono
carica di borse e borsette e ho al guinzaglio un piccolo diavolo della Tasmania
che ha deciso di battere il suo record di velocità. Quando spingo la porta
dell’ascensore col piede, mi auguro che là fuori non ci sia nessuno, perché
Artù ha un solo obiettivo, raggiungere la nostra auto, e non tollera nessun
ostacolo sul percorso. Molti condomini del mio palazzo hanno ricevuto il
caloroso saluto di Artù (per fortuna non esistono i traduttori per l'abbaiare, non
credo fossero parole gentili le sue) e ormai appena ci vedono ci fanno largo per non
essere di intralcio. Arrivati alla scala che scende ai box, Artù si ferma di
botto: deve controllare che la mamma ci segua! Sono sicura che sappia contare
almeno fino a quattro, il numero che gli interessa: noi tre più lui! Superate
le linee nemiche, cioè arrivati al garage, il diavolo della Tasmania torna a
essere un cane ubbidiente e si siede composto, aspettando che l’auto esca. Una
volta sistemate anche le ultime valigie tocca a lui: con un agile balzo si
accomoda sul sedile posteriore. Tutti a bordo, si accende il motore e via!
Artù ama stare in automobile, è un ambiente piccolo,
confortevole e soprattutto facile da controllare. A noi basta allungare un
braccio per fargli le coccole e lui passa buona parte del viaggio con la testa
in grembo a chi è seduto dietro. Ogni tanto si alza e avvicina il muso a chi
sta davanti, ma senza disturbare. Dopo qualche chilometro si sente un profondo
respiro: noi ci siamo tutti, nessuno esce o entra, Artù può finalmente dormire!
Di solito il viaggio è tranquillo, almeno fin quando non si è quasi giunti a
destinazione. A quel punto, infatti, Artù si sveglia e inizia a comunicare il
suo entusiasmo con rumorosi guaiti: Siamo
arrivati! Siamo arrivati! Poi comincia a prepararsi, pronto a gettarsi giù
dalla macchina nel suo stile kamikaze non appena gli si apre la portiera!
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