lunedì 27 agosto 2012

GLI AMICI DI ARTÙ

Artù non è un cane molto socievole, né con gli umani, né con i suoi simili a quattro zampe. Ha un carattere riservato e un po’ fifone e ciò fa sì che ami stare per conto suo, senza essere disturbato. Un’esperta di comportamento canino mi ha detto che Artù ha chiuso il branco: la famiglia oltre a lui comprende me, la mamma e il papà. Basta. Per noi farebbe qualunque cosa ed è sempre attento ai nostri movimenti. Il resto del mondo non gli interessa e se nessuno viene a importunarlo è meglio. Sono tollerate la nonna, la signora delle pulizie e poche persone scelte secondo i suoi criteri. La maggior parte degli altri cani, soprattutto se più grossi di lui, sono considerati dei potenziali nemici. Quindi quale migliore strategia se non quella di rizzare il pelo, mostrare i denti e ringhiare loro contro chissà quali offese appena sono in vista? Questo fa sì che quando lo porto a fare i passeggini mi guardi intorno circospetta, nemmeno fossi una spia che teme di essere seguita, pronta a individuare ogni cane all’orizzonte e sia diventata esperta di cambio rapido di marciapiede. Artù nel quartiere ha fama di cane timido, che però all’occorrenza può fare una certa impressione, così chi ci conosce sta alla larga e mi risparmia continui slalom.
Nonostante il suo carattere un po’ difficile, Artù ha la sua cerchia di amici pelosi, anch’essi rigorosamente selezionati. È necessario che siano calmi, non vogliano giocare in maniera troppo agitata e soprattutto non provino neanche lontanamente a mettergli le zampe addosso! Per questo è molto raro che Artù voglia avvicinarsi ai cuccioli, dai quali fugge terrorizzato, con scene a volte molto comiche. Preferisce che siano della sua taglia o più piccoli: se sono grossi, anche se molto mansueti, Artù li considera pericolosi e mostra loro il suo brutto carattere. Ogni anno il pacioso terranova che vive in campagna prova a fare amicizia con lui, fermandosi davanti al nostro cancello, mentre Artù abbaia e ringhia a più non posso. Il grosso cane nero mi guarda sconsolato, accontentandosi delle mie carezze e di un paio di biscotti. Nella scelta degli amici, così come nella lista nera dei detestati, Artù non fa discriminazioni sessuali o di razza: ha amiche e amici, come odia indistintamente sia cani maschi che femmine, sia che abbiano il pedigree, sia che siano incroci come lui.
Le sue amiche preferite sono Minnie e Stella. Minnie è una barboncina bianca che vive a Milano. È una cagnolina molto educata e chic: ha sempre un vezzoso collarino di perline colorate e due fiocchetti di vari colori sulle orecchie. Quando si incontrano per strada si danno dei teneri bacini e Minnie, tutta contenta, inizia a fare le piroette. Minnie ha due anni più di Artù e sembra apprezzare molto i modi da gentledog del mio cane che è un corteggiatore molto rispettoso.
Stella invece vive in campagna. È una yorkshire terrier, anche lei più grande di due anni. Stella è la nostra dirimpettaia. È un po’ più vivace di Minnie, ma sempre senza esagerare. Una volta l’abbiamo invitata nel nostro giardino e Stella ha iniziato a correre all’inseguimento di Artù che, dopo un po’, si è rifugiato da me, chiedendomi di calmare la sua amichetta! Alla mattina Stella va a fare un giretto in paese, allora Artù si mette ad aspettarla davanti al cancello, iniziando a uggiolare se l’attesa si fa lunga. Quando finalmente la vede, mugola e scodinzola dalla gioia. Stella allora si avvicina al nostro cancello e gli lecca il naso!
Sempre in campagna ci sono Perla, una barboncina nera, e il suo cucciolo, ormai cresciuto, Chicco. Tutte le sere vengono a fare un giro nella valle che confina col nostro giardino. Artù li sente e corre lungo la siepe fino al cancellino sul retro. Qui è tutto uno scambio di baci. Quando è nato Chicco, Artù lo ha accettato subito e anzi ora si divertono molto di più loro due, mentre Perla dopo un po’ se ne va, lasciando i maschi impegnati ad annusare chissà quali piste. Ogni tanto poi lo accompagno a trovare il jack russell che abita sulla strada per la montagna. I suoi padroni sono via tutto il giorno e lui resta solo nel vasto giardino. Quando ho portato Artù per la prima volta a fare quella passeggiata ero già preparata che anche questo piccolo cane si mettesse ad abbaiare come tutti gli altri di guardia alle loro case. Invece è stata subito amicizia reciproca, un’amicizia particolare. Appena ci sente arrivare il vivace jack russell sbuca fuori e comincia a correre lungo la cinta finché non arriviamo davanti al suo grande cancello. Prima lui e Artù si guardano, agitando le code e poi inizia il rito delle firmette. A turno iniziano a fare pipì. A quanto pare è un segno di amicizia, visto che lo fanno entrambi numerose volte, tutti allegri! All’inizio pensavo fosse un gesto di sfida, un po’ maleducato da parte di Artù, ma a quanto pare il jack russell non si sente per niente offeso, anzi replica prontamente. Questo rito delle pipì si ripete ogni volta che i due si vedono. Meglio non dirlo ai padroni del jack russell e del cancello!
Non è certo una mia scoperta che i sentimenti dei cani, e degli animali in generale, siano profondi e durevoli nel tempo. I cani non dimenticano e Artù ha una memoria di ferro. Una delle sue migliori amiche era Laika, un cane da caccia, che spesso seguiva il suo padrone quando veniva a sistemare il giardino dei nostri vicini. Nonostante fosse quasi il doppio di Artù, Laika gli è stata subito molto simpatica. Con il suo carattere dolce e mansueto, la cagnolona aveva un atteggiamento materno nei confronti del mio cane di città ancora cucciolo. Ogni volta che il muso di Laika sbucava dalla nostra siepe Artù si precipitava a ricevere la sua leccata sul naso. Poi rimaneva lì, seguendo i movimenti di Laika e uggiolando quando non riusciva più a vederla. L’anno scorso l’anziana Laika è andata nel paradiso dei cani. Quando il suo padrone è venuto a potare le piante dei vicini, Artù si è avvicinato alla siepe, uggiolando alla ricerca della sua amica. È rimasto lì un bel po’, prima di capire che Laika non sarebbe arrivata. Ancora adesso quando in lontananza vede un cane che le somiglia corre subito speranzoso, salvo poi allontanarsi mogio e dispiaciuto. Per fortuna è quasi ora della passeggiata di Chicco e Perla: Artù li ha già sentiti e corre tutto allegro al cancellino sul retro!

martedì 21 agosto 2012

W LA LUCE ELETTRICA!

I gatti sono animali notturni, capaci di dormire tutto il giorno per poi attivarsi al calare delle tenebre per battute di caccia o incontri amorosi. Scorgere un paio di occhi fosforescenti nel buio spiega come mai questi piccoli felini siano considerati magici o vicini a pratiche stregonesche.
I cani no, sono animali diurni, nonostante la maggior parte di loro passi quasi l’intera giornata a dormire. Artù non fa eccezione: non ama il buio, anzi è molto grato a Edison e alle sue lampadine. Nell’oscurità non si riesce a vedere quasi nulla e si può correre il rischio di farsi male, per non parlare dei pericoli e delle minacce celati dalle tenebre. Artù è un cane prudente, perciò dopo una certa ora riduce al minimo le attività. Non esce mai dopo cena. Quando siamo a Milano a volte rientriamo un po’ più tardi del solito e così l’ultimo passeggino può anche essere fatto dopo le venti. In questo caso, tranne in piena estate quando c’è ancora luce, Artù vuole fare il percorso più breve, andando solo nelle zone ben illuminate dai lampioni.
In campagna il giardino è cintato, pericoli non ce ne sono. È piacevole stare fuori la sera a sentire il canto dei grilli e degli uccelli notturni. La cosa più bella, però, è ammirare il cielo stellato, senza essere disturbati dalla luce artificiale. La buffa scena che si ripete ogni volta è questa: noi fuori che chiamiamo Artù, invitandolo a uscire, mentre lui ci guarda perplesso, fermo sulla soglia della porta di casa. Alla fine, per farci un piacere, esce, rimanendo però nel cono di luce del lampione dell’ingresso. Poi rientra in fretta, dandoci un’ultima occhiata tra il preoccupato e l’arrabbiato: Siete pazzi a uscire col buio: è pieno di pericoli!  Se succede qualcosa, io ve l’avevo detto…
Quando torniamo in casa lui è acciambellato sul letto, ma appena ci vede inizia ad agitarsi e a fare le feste, felice che i suoi sconsiderati famigliari siano rientrati sani e salvi!
L’oscurità crea problemi. Artù dorme sui letti: quando tutti vanno a riposare si spengono le luci e la casa è completamente al buio. Certe sere, però, sono un po’ agitate: magari ha caldo e decide di trasferirsi sul tappeto, oppure vuole scendere per andare a bere. Saltare nel buio, però, può essere pericoloso. Si può sbagliare a calcolare la distanza e sbattere contro qualcosa. Certo che se si accendesse la lampada sul comodino non ci sarebbero problemi. Ecco allora che nel silenzio della notte comincia a sentirsi un lieve mugolio che pian piano si fa sempre più forte e sembra dire in maniera inequivocabile: Qualcuno mi accende la luce? Devo scendere dal letto!
Alla fine ci si sveglia, si schiaccia l’interruttore e si vede Artù seduto sul bordo del letto, pronto a balzare nell’istante in cui la stanza viene illuminata. Ovviamente poi bisogna aspettare che lui faccia quello per cui si è svegliato, altrimenti dopo poco si risentirebbe il mugolio: Qualcuno mi riaccende la luce? Devo risalire sul letto!
Se facessimo installare degli interruttori sul pavimento, con lo spegnimento a tempo, siamo certi che Artù imparerebbe ad accendersi la luce da solo!


venerdì 17 agosto 2012

RATAPLAN – IL CANE DI LUCKY LUKE


I cani dei fumetti sono famosi per avere delle abilità particolari, che esagerano le normali qualità canine oppure li fanno assomigliare ai bipedi della razza umana. Rataplan, la mascotte del penitenziario del Texas nei fumetti di Lucky Luke, è noto per essere il cane più cretino dell’universo, cosa che lo rende molto orgoglioso.
Le avventure di Lucky Luke, il cowboy che spara più veloce della sua ombra, iniziano nel 1946 per mano di Morris (pseudonimo di Maurice de Bévère) e ottengono grande successo dal 1955, con le sceneggiature di René Goscinny (il papà di Asterix). Lucky Luke viene chiamato spesso in aiuto dagli stessi soldati per fronteggiare i più pericolosi criminali del West. Può ricevere l’incarico di scortare Billy The Kid da un penitenziario all’altro o occuparsi dell’evasione dei terribili fratelli Dalton. Lucky Luke è un tipo solitario, che vaga per il Texas in groppa al fedele Saltapicchio (Jolly Jumper), un cavallo molto intelligente, in grado di parlare, ma solo con i suoi simili o Lucky Luke stesso. Tuttavia le guardie carcerarie, consapevoli dei gravi rischi che il cowboy corre a causa loro, talvolta lo costringono ad accettare un valido aiutante: il loro cane Rataplan.
 Rataplan ha appesa al collare una stella da sceriffo: insieme ai soldati vigila che nel penitenziario regni la calma. Ha riflessi eccezionali: se qualcuno gli pesta la coda mentre dorme, si sveglia di soprassalto dopo solo dieci minuti. Si rende subito conto di ciò che gli accade intorno: durante la festa di compleanno del vecchio soldato Josafat, mentre tutte le guardie gli fanno gli auguri, si domanda cosa abbiano da litigare tanto e quando a Lucky Luke viene conferita un’onorificenza, piange credendo che lo vogliano fucilare. Basta però pronunciare la parola “mangiare” perché Rataplan si tranquillizzi immediatamente. La sua specialità è seguire le piste: quando gli viene fatta annusare la casacca di Joe, il più piccolo e pericoloso dei fratelli Dalton, Rataplan si ritrae disgustato dal fetore e punta deciso nella direzione opposta per allontanarsi da quella puzza. Il nostro cowboy solitario, viste le straordinarie qualità del cane, vorrebbe fare a meno del suo aiuto e lo invita ad andarsene, ma Rataplan continua a seguirlo, perché come al solito capisce le cose al contrario e, pur desiderando tornare al penitenziario, rimane fedelmente a fianco di Lucky Luke. A questi non resta che servirsi di Rataplan come una bussola che va al contrario, indicando sempre il Sud. In un modo o nell’altro Lucky Luke riesce a mettersi sulle tracce dei Dalton, ma avrebbe bisogno della collaborazione di chi li ha visti o è stato vittima delle loro scorribande. I testimoni per paura sono spesso reticenti e allora ci si può servire di Rataplan per renderli più collaborativi. Invece di ringhiare minaccioso, però, lui, da bravo cane addestrato, si avvicina per fare amicizia, pronto a dare la zampa. Peccato che il più delle volte cada, perché l’esercizio è difficile e ha ancora bisogno di perfezionamento. Rataplan segue Lucky Luke ovunque vada, accompagnandolo persino in Canada, durante il rigido inverno. A dire il vero è un po’ preoccupato di ammalarsi: continua infatti ad avere il naso freddo e umido.
Alla fine di ogni missione Rataplan torna al penitenziario del Texas, alle sue mansioni di cane da guardia. I fratelli Dalton sono stati catturati e spetta a lui il compito di sorvegliarli, tanto Lucky Luke è già pronto a riacciuffarli.


sabato 4 agosto 2012

UN CANE DI CITTÀ


Artù ama la casa in campagna: è grande ed è circondata da un vasto giardino. Qui può uscire quando vuole e non c’è alcun pericolo di fare brutti incontri. Quando arriviamo per la prima volta dopo l’inverno, Artù scende dall’auto e inizia a correre a tutta velocità intorno alla casa: tre giri a perdifiato, con noi sempre ad aver paura che vada a sbattere da qualche parte, tanto va veloce. Quando era ancora un cucciolo pensavamo che avrebbe voluto sempre stare in giardino e avremmo fatto fatica a richiamarlo in casa. Non avevamo tenuto conto, però, che Artù è un cane di città, amante dei riti e delle abitudini e sommamente refrattario a ogni cambiamento, anche piacevole. Artù ama stare in giardino, che ha capito subito essere di sua proprietà, rotolarsi nell’erba, fiutare dappertutto e abbaiare a chiunque si avvicini al cancello. Tuttavia anche in campagna non c’è posto migliore per dormire che il letto. Così capita che, mentre noi siamo tutti seduti fuori sotto le betulle al fresco, lui sia in casa, spaparanzato sul letto, incurante dei nostri inviti a uscire. Quando siamo a Milano è abituato a fare tre passeggini al giorno. Qui la porta che dà sul giardino è sempre aperta, ma Artù mantiene pressoché invariati i suoi orari. Certo se sente qualche rumore sospetto o l’abbaiare dei cani vicini schizza subito fuori, così come per i suoi bisognini, ma, se per caso mi viene voglia di fare un giro in giardino e lo chiamo per accompagnarmi, allora la faccenda è più complicata.
Se gli va scende subito dal letto, altrimenti mi guarda con un’espressione interrogativa: Devo proprio venire con te? Sto così bene qui, sul morbido… pensa mentre si mette a pancia per aria, tanto per farmi capire ancora più chiaramente che non ha nessuna voglia di scendere. A volte però io insisto, anche per fargli fare un po’ di moto. Allora per farmi contenta balza svogliatamente giù dal letto, esce davanti a casa, si guarda un po’ intorno e poi rientra trotterellando a gran velocità.
Ecco ti ho accontentata: sono uscito! Ora posso tornare sul mio amato letto!
Non vale nemmeno la pena di prendere una palla da tennis: ci ha giocato solo durante i suoi primi anni di vita e riportandola al massimo due o tre volte. Come tutti i cani intelligenti si annoia presto. Per fortuna ci pensano gli ignari turisti che passano troppo vicini alla nostra recinzione o i gatti dei dintorni che vengono a farci visita a preoccuparsi della sua linea.
Ecco Artù ha sentito un rumore, si alza di scatto e si fionda al cancello abbaiando a più non posso: è un cane di taglia media, ma quando ci si mette sembra il mastino dei Baskerville. Sarà meglio che lo richiami, in questi casi non c’è verso, devo andare a recuperarlo e trascinarlo dentro, magari dopo essermi scusata con gli sprovveduti villeggianti per lo spavento preso.