lunedì 24 settembre 2012

NON SI ESCE QUANDO PIOVE!




Artù non ama bagnarsi e detesta la pioggia. Inoltre è terrorizzato dai tuoni che ha imparato subito ad associare al brutto tempo. Se la giornata è grigia si guarda attorno sospettoso, pronto a rientrare in casa al primo rumore vagamente simile a un tuono. Se poi quando si sveglia al mattino già piove, rimane acciambellato sul letto con l’intenzione di non muoversi da lì per tutto il giorno. Tuttavia almeno tre brevi giretti vanno fatti. Così guardo in continuazione fuori, pronta a cogliere il primo momento di tregua, lo chiamo ripetutamente, vado in camera, lo convinco a scendere dal letto dopo un’abbondante dose di coccole, gli metto l’impermeabile, il guinzaglio e via (tutto ciò comporta diverso tempo, così nella maggior parte dei casi la momentanea schiarita è passata e si esce sotto il diluvio)! L’impermeabile: è l’unico accessorio da cani cittadini che Artù tollera, anzi apprezza (insieme al cappottino, aggiunto qualche anno fa). La cosa ha stupito molto anche tutta la mia famiglia. Abbiamo acquistato il primo più per noi che per lui: l’idea di dover asciugare il giovane Artù, pieno di energia e scarsamente dotato di pazienza, tutto zuppo dopo ogni passeggiata ci è subito sembrata un’impresa oltre la nostra portata. Così abbiamo preferito tentare di mettergli l’impermeabile. Preparati al peggio da terrificanti racconti di altri padroni di cani, siamo rimasti sorpresi che, dopo la ovvia diffidenza iniziale, se lo lasciasse mettere con relativa facilità e che l’operazione diventasse di volta in volta sempre più veloce e facile. Evidentemente detesta così tanto bagnarsi da accettare di buon grado quella cosa che lo ripara dalla pioggia. Quando usciamo, io con l’ombrello e lui con l’impermeabile, siamo guardati con invidia dai molti che, dopo inutili lotte, dovranno fare i conti con un cane completamente bagnato, tutto da asciugare.
Normalmente quando è in giro Artù si ferma ad annusare ad ogni angolo, facendo diverse piccole firmette. Quando piove, invece, concentra in una sola e lunga volta il suo desiderio di marcare il territorio subito fuori dal cancello e, appena svoltato l’angolo della nostra via, rigorosamente all’asciutto sotto i balconi, completa le sue necessità. Non c’è nessuna ragione per rimanere all’aperto più a lungo, così si gira e mette il turbo per tornare a casa.  Lui quasi corre, io affannata lo seguo a passo svelto all’altro capo del guinzaglio dicendo inutilmente “Vai adagio… piano!” e pensando ogni volta che, se Artù fosse solo un po’ più grande, sarei protagonista di scene comiche come quelle delle strisce di Sansone o dei film del cane Beethoven.
L’impermeabile gli ripara il corpo, non la testa, né le zampe. Così quando rientriamo in casa inizia il gioco! Per prima cosa devo togliergli l’impermeabile. Con gli anni si è calmato, ma inizialmente l’operazione implicava dei placcaggi in stile rugby con tanto di finte e corse per tutta la casa. Poi prendo la salvietta. Per i primi minuti sta fermo perché davvero non gli piace sentirsi bagnato, poi tenta di afferrare la salvietta. Si finisce per fare tiro alla fune (all’asciugamano in questo caso) con tanto di ringhi da lupo della steppa da parte sua. Se prendo due salviette, lasciandogliene una per giocare, è inutile perché vorrà sempre afferrare quella che sto usando per asciugarlo. Alla fine a me sembra di aver fatto un’intensa sessione di palestra, mentre Artù mi guarda agitando la coda e strusciando la testa sui miei pantaloni, non per fare le feste, ma perché è ancora umida e cerca di asciugarsela da solo. Mi siedo e lui subito fa altrettanto tra le mie ginocchia: siamo sopravvissuti alla pericolosa uscita sotto la pioggia, ci meritiamo le coccole!

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