Allora comincio ad accarezzargli il collo, sotto il mento: il suo punto preferito. Artù chiude gli occhi beato ma, appena riprendo a battere i tasti della tastiera con entrambe le mani, ritorna all’attacco: Coccole, ancora!
Così ricomincio a fargli i grattini, ma Artù non è soddisfatto: sente che sono distratta, non sono concentrata su di lui, ma sullo schermo luminoso e, ahimè, ancora troppo bianco davanti a me. Allora si alza e mi mette le zampe anteriori in grembo, tentando di leccarmi la faccia. Per un po’ riesco a tenerlo buono, coccolandolo con maggiore impegno (sto diventando sempre più veloce a scrivere al pc usando una mano sola), ma la tregua non dura a lungo.
Basta, mi sto annoiando! pensa, mentre comincia a grattare il tappeto o peggio ancora a mordicchiare le frange. Faccio un tentativo di imporre la mia volontà, alzando la voce e lanciandogli uno sguardo che dovrebbe essere minaccioso. Inaspettatamente ubbidisce e se ne va. Mi illudo di riuscire a lavorare in pace, ma dopo solo pochi secondi Artù ritorna trotterellando con la sua palla in bocca: Giochiamo insieme? Faccio un paio di tiri rimanendo seduta al pc, ma ovviamente la palla finisce sotto il mobile. A questo punto mi devo proprio alzare, anche per evitare che Artù righi il parquet tentando di recuperare il suo gioco. Appena vede che mi allontano dal computer Artù comincia a saltarmi addosso tutto felice e poi punta deciso verso la porta di ingresso: Che bello! Hai finito di lavorare! Adesso andiamo a fare una passeggiata?
Guardo sconsolata lo schermo del pc e poi prendo la giacca, in fondo fare due passi aiuta la concentrazione.
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