Il periodo di Natale prevede una serie di pranzi e
cenoni tra parenti e amici. Artù ama i cibi delle feste, ma non gradisce il
trambusto e la confusione. Come tutti i cani è legato alla sua famiglia, ma non
c’è luogo in cui si senta tranquillo e rilassato come a casa sua. In questo
assomiglia ai gatti. Ambienti nuovi, chiasso e gente estranea lo mettono a
disagio, così preferiamo lasciarlo tranquillo a ronfare sul suo letto, anche
perché fin da quando era cucciolo non è mai stato un problema lasciarlo qualche
ora da solo. A Natale è tradizione andare a casa della nonna e, dato che
quest’anno saremmo stati solo noi, abbiamo deciso di portare anche Artù. Appena
si è reso conto che ci avrebbe accompagnato, ha iniziato a manifestare la sua gioia
con grandi balzi: in tre ci abbiamo impiegato il doppio del tempo a mettergli
pettorina e guinzaglio. Per tutto il breve tragitto che separa la nostra
abitazione da quella della nonna non ha fatto altro che agitarsi, saltando,
tirando e controllando che a nessuno di noi venisse in mente di andare da
un’altra parte. La nonna fa parte della stretta cerchia di persone da lui
accettate e Artù è stato più volte a casa sua. Appena entrato, ha iniziato a
gironzolare per le stanze. Per metterlo a suo agio abbiamo pensato di
preparargli un comodo posto per riposare, mettendo la sua coperta sul divano
del soggiorno. Artù però è abituato ad avere il pieno controllo dei giacigli
comodi, così ha subito individuato il divano letto nel salottino. Dopo qualche
minuto, non vedendolo più in giro, sono andata a cercarlo. Era seduto
tutto rannicchiato tra i pacchi e i sacchetti che erano appoggiati sul divano
in salottino e mi guardava, esprimendo il suo disappunto: Non vedi che non ho spazio per dormire? Togli tutte queste borse che mi
danno fastidio! Non ho potuto far altro che spostare qualche pacchetto:
cercare di fargli capire che forse la nonna non avrebbe gradito sarebbe stato
del tutto inutile.
L’arrivo dell’arrosto lo ha convinto a venire a
mangiare e, una volta scoperte le leccornie sulla tavola, abbiamo dovuto
faticare a contenere il suo entusiasmo. Al momento del dolce è suonato il
telefono: la suoneria della nonna è molto vivace perché lei possa sentirla. La
reazione di Artù è stata esplosiva: già di norma odia citofoni e telefoni,
figuriamoci con la musica di un’allegra marcetta. Quest’anno si può dire che
nostra cugina abbia ricevuto gli auguri più calorosi da Artù, di sicuro la voce
più potente che le sarà uscita dal telefono. Finalmente al momento del caffè
Artù si è messo a riposare, continuando però a tenere la situazione sotto
controllo, in particolare osservando i movimenti della nonna. Artù le è affezionato,
le mette il muso in grembo e accetta volentieri di assaggiare quello che sta
mangiando lei. Tuttavia non fa parte del suo branco ristretto, così Artù è
sempre sulla difensiva e ogni tanto si sente un basso brontolio: Nonna cosa fai? Stai seduta che è meglio,
così ti riposi!
La buona educazione vuole che gli ospiti non si
trattengano troppo, così, una volta certo che non ci fosse più niente di buono
da mangiare, Artù si è piazzato davanti alla porta di ingresso, iniziando a
mugolare: Andiamo a casa? Andiamo a casa?
Dopo un’altra vivace serie di balzi di
gioia si è fatto mettere la pettorina e di buon
passo ci siamo incamminati sulla strada del ritorno. Finalmente a casa
sua, Artù si è subito accoccolato sul letto e dopo qualche minuto si è sentito
un profondo respiro: chi ha avuto un’intensa giornata merita il giusto riposo!
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